Perché ne parliamo? Semplice: perché mi va. Ma sopratutto, perché la storia non rappresenta tanto un passo importante per il Capitano, ma più per il suo scrittore. Questa volta, infatti, non mi concentrerò tanto sulla qualità dello stile narrativo e artistico del volume, quanto più, su elementi visibili da una più attenta analisi extra-testuale: come la crescita come sceneggiatore di Remender stesso e il ritorno di certe importanti e scomode tematiche che le storie del Vendicatore a Stelle e Strisce hanno sempre trattato, volenti o nolenti e nel bene e nel male.

Dati Generali:
Testi: Rick Remender
Disegni: Carlos Pacheco & Nic Klein
Anno di Pubblicazione: 2014
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Captain America #11-#15 (Vol. 7)
Prezzo: 3,50¤ (cad.)
Trama:
Dopo essere tornato, distrutto nel corpo e nell'anima, dalla Dimensione Z, Capitan America torna a fare coppia con Falcon per fermare il super-soldato Nuke: questa volta, particolarmente furioso e determinato a radere al suolo la nazione della Nrosvekistan, convinto che abbia preso azioni Anti-Americane contro il suo amato paese. Dietro le quinte, però, nuove minacce stagliano la propria ombra sulla vita di Steve Rogers. Cosa nasconde lo S.H.I.E.L.D. dietro il progetto Arma Plus? Chi è il Chiodo Di Ferro? Cosa hanno in mente?
Il mio Parere:
Noi umili lettori, certe cose non le sapremo mai. Per esempio, il come funziona l'affidamento di certe testate a certi scrittori nelle grandi major fumettistiche come Marvel e DC: sono i vertici che affidano la serie allo sceneggiatore, o è lo sceneggiatore che si propone con le cose che gli interesserebbe dire sulla serie? Magari è un pò l'uno e un pò l'altro, ma in definitiva, non lo sapremo mai con assoluta e matematica certezza. In qualunque modo sia andata, quello che è certo, è che Rick Remender si conferma lo scrittore giusto, per il momento giusto in cui il lettore si avvicina allo scoprire del personaggio, confezionando un'approccio odierno al Capitano: attualmente un pregio della testata, che forse un domani, potrà anche essere un difetto proprio per l'estrema concentrazione sull'attualità di pensiero della nostra società e che col tempo potrebbe invecchiare male e suonare ridondante e retrograda. Ma dall'altra parte, Loose Nuke potrebbe imporsi facilmente come manifesto della nostra società e della attuale linea di pensiero, e presentarsi alla prova del tempo come una testimonianza di quello che è stato.
Finora, Remender è sempre stato (per il sottoscritto) uno scrittore difficile da inquadrare, dato che la qualità dei suoi lavori ha sempre oscillato tra due giudizi: quello di "bambino sadico ritrovatosi con dei grossi giocattoli e un pubblico che lo guarda" e "scrittore disilluso e amante della violenza e dello abbattere cliché e tipiche costruzioni delle storie supereroistiche". Forse, ancora oggi, Remender è uno di quegli scrittori che sta ancora nel mezzo di queste definizioni, ma grazie alla sua gestione su Capitan America, lo sceneggiatore dell'Oregon ha dato prova di come l'appetito vien mangiando: cioè di come si possa migliorare e sfaccettare un personaggio scrivendoci sopra, ma anche di come questo personaggio, possa migliorare e sfaccettare il suo scrittore. Perché ciò che riesce meglio a Remender in questo terzo volume del suo Capitan America, è far sembrare nuovo, un personaggio vecchio e fargli trovare una nuova ragion d'essere.

Sostanzialmente, viviamo in un mondo che preferisce distrarsi e glorificare eventi di importanza dubbia. Potrebbe sembrare ipocrita detto da uno che ha sempre voluto far funzionare questo blog per i suoi fan come semplice distrazione dai problemi di tutti giorni: un break di 10/20 minuti dalle cose/persone assillanti della giornata/settimana; però un conto è una semplice pausa da tutto il resto, un'altra è invece ignorare completamente certi sviluppi della società. Remender è questo che fa con Loose Nuke: parlare a quelle persone che vivono in una bolla e che trasformano in vittorie cose che avrebbero dovuto arrivare decenni fa, in un grande progresso della società, delineando ogni sfumatura di grigio e concentrandosi sulla sottile linea che divide un pensiero dall'altro, e per farlo, utilizza uno Steve Rogers tornato da una esperienza massacrante e che l'ha fatto sentire nuovamente come quando venne ritrovato ibernato nell'oceano e scongelato dopo ventun'anni di ibernazione: un uomo fuori da tempo, in un modo straniero. E ammettiamolo: quando apriamo Facebook e vediamo i #JeSuisCharlie e foto acrobalenate, chi non si sente uno straniero in terra straniera?
Il pregio di questi cinque numeri è questo. Con un lavoro sublime di caratterizzazione e umanizzazione, un protagonista ferito e dubbioso come chiunque stia dolorosamente crescendo e diventando uomo e donna in questo generale periodo di crisi economica, politica e di valori, Remender rende ancora più difficile la crescita, sottolineando le ipocrisie delle filosofie di pensiero e di espressione, della facilità con cui oggi si travisa un'identità ben precisa ("Patriotism take too far is fanatism") e della mancanza di una vera e propria identità di qualsiasi aspetto, indirizzando il proprio lettore verso la strada della coerenza: una delle principali mancanze di questo periodo di generale crisi in tutti i fattori che possiamo elencare.

Un vero soffio al cuore, è questa sequenza, in cui Steve Rogers da fuoco a tutte le sue reliquie e ricordi delle sue imprese passate, proprio perché passate, proprio perché bisognose di essere interiorizzate e di non apparire mai più come ingombrante zavorra che impedisca la crescita. Difficile, estremamente difficile, essere d'accordo con molti dei sentieri tracciati dallo scrittore dell'Oregon: ma nonostante ciò, è anche difficile, estremante difficile, non esserlo del tutto. Sono discorsi in un certo senso rivelatori, perché parlano ad un lettore disattendo da tutto il resto e che fanno a lui ben notare molte delle incongruenze che hanno tutti intrappolato nella situazione in cui siamo. E' proprio nel modo in cui la storia è imposta, come una riflessione mascherata da semplice black-op di stampo supereroistico, che si ha la crescita di chi narra tutta la vicenda, che si ha l'evoluzione di Rick Remender, impreziosito dal personaggio che sta scrivendo; un personaggio che si è sempre occupato dell'importanza della coerenza filosofica del suo pensiero, della valorizzazione di valori che tengono in piedi non tanto una nazione, quanto un popolo.
Conclusione:
Una riflessione scomoda ma necessaria. Una storia difficile, per tempi difficile, fatta non per deprimere, ma per far riflettere e trovare una possibile uscita dal tunnel della negatività.
- Symo